Silicon Valley Bank, corsa contro il tempo per trovare un salvataggio

Grandi nomi della Silicon Valley e del settore finanziario chiedono pubblicamente che il governo federale spinga un’altra banca ad assumere le attività e gli obblighi della Silicon Valley Bank dopo il fallimento dell’istituto finanziario avvenuto venerdì. La Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) coprirà fino a 250.000 dollari per depositante e potrebbe iniziare a pagare i depositanti già lunedì.

Tuttavia, la stragrande maggioranza dei clienti di SVB era costituita da aziende che avevano depositato in banca una somma superiore e che sembrano essere destinati a subire delle perdite secche. Ne è dimostrazione il fatto che a dicembre più del 95% dei depositi della banca non erano assicurati. Molti di questi depositanti sono startup e temono di non essere in grado di pagare gli stipendi questo mese, il che a sua volta potrebbe scatenare un’ampia ondata di fallimenti e licenziamenti nel settore tecnologico.

Gli investitori temono che questi fallimenti possano ridurre la fiducia nel settore bancario, in particolare nelle banche di medie dimensioni con depositi inferiori a 250 miliardi di dollari. Queste banche non sono considerate “troppo grandi per fallire” e non devono sottoporsi a stress test regolari o ad altre misure di sicurezza approvate sulla scia della crisi finanziaria del 2008.

Il venture capitalist ed ex CEO del settore tecnologico David Sacks ha dunque chiesto al governo federale di spingere un’altra banca ad acquistare le attività di SVB. Il vicepresidente Mark Suster si è detto d’accordo, twittando: “Sospetto che stiano lavorando a questo. Mi aspetto dichiarazioni entro domenica. Vedremo. Lo spero proprio o lunedì sarà drammatico“.

L’investitore Bill Ackman ha fatto un ragionamento simile in un lungo tweet, scrivendo c he il governo ha circa 48 ore per rimediare a un errore presto irreversibile. Lasciando fallire SVB senza proteggere tutti i depositanti, il mondo si è reso conto di cosa sia un deposito non assicurato: un credito illiquido non garantito su una banca fallita.

Ancora, Eric Vishria, partner di Benchmark, ha scritto che “se i depositanti della SVB non saranno risarciti, i consigli di amministrazione delle imprese dovranno insistere affinché le loro aziende utilizzino esclusivamente due o più delle quattro grandi banche. Il che schiaccerà le banche più piccole. E peggiorerà il problema del too big to fail“.

Sin dalla sua fondazione, quasi 40 anni fa, SVB era diventata il fulcro della finanza nel settore tecnologico, in particolare per le startup e i VC che investono in esse. L’azienda era nota per aver esteso i servizi bancari alle startup in fase iniziale che avrebbero faticato a ottenere servizi bancari altrove prima di generare un flusso di cassa stabile. Quest’anno, però, l’azienda stessa ha dovuto affrontare problemi di liquidità a causa dell’esaurimento dei finanziamenti alle startup e del blocco dei propri asset in obbligazioni a lungo termine.

Mercoledì scorso la società ha sorpreso gli investitori con la notizia di dover raccogliere 2,25 miliardi di dollari per puntellare il proprio bilancio e di aver venduto tutte le obbligazioni disponibili per la vendita con una perdita di 1,8 miliardi di dollari. Le rassicurazioni dei dirigenti della banca non sono bastate a fermare la corsa agli sportelli e i depositanti hanno ritirato oltre 42 miliardi di dollari entro la fine della giornata di giovedì, dando vita al secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.

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